Da quando esiste l’uomo, possessore del linguaggio e della comunicazione, l’apprendimento si è sviluppato grazie alla socialità e alla relazione con altre persone.
Osservando i bambini nel corso dei primi anni di vita risulta subito evidente come ogni loro apprendimento, ogni loro conquista avvenga per imitazione dell’altro, all’interno di una rete di relazioni che vengono costruite intorno al bambino e alle quali il bambino stesso partecipa attivamente. La relazione madre-bambino si stabilisce molto precocemente, ancor prima della nascita del bambino stesso, anche questa relazione è a sua volta influenzata dalle altre relazioni che la madre ha costruito nel corso della propria esistenza, con i propri genitori, col proprio compagno e così via. Già alla nascita quindi il bambino si inserisce in una rete di relazioni, familiari e non solo, che lo influenzeranno nei propri apprendimenti futuri, e questa rete si infittisce sempre più man mano che il bambino cresce e costruisce legami significativi all’esterno del proprio nucleo familiare.
Acquisire capacità comunicative e linguistiche o imparare sui banchi di scuola a leggere, scrivere, contare, ecc. non può pertanto essere considerato, a nostro avviso, un percorso a senso unico dove in gioco entrano soltanto le “capacità” del singolo ma deve necessariamente essere visto come un cammino in cui le potenzialità del bambino trovano espressione sulla base del suo inserimento in una rete sociale.
Ciò vale ancora di più se consideriamo bambini con disturbi di linguaggio piuttosto che d’apprendimento. Da tempo è dimostrato come i disturbi specifici abbiano cause organiche ed ereditarie ma ciò non significa che le relazioni sociali del bambino non possano influire in modo positivo o negativo sulle sue abilità anche in questi casi. Il fatto che un bambino non “parli bene” o che legga lentamente non sono cioè conseguenza diretta dell’ambiente, ma sicuramente è l’ambiente ad avere un ruolo fondamentale nelle possibilità di recupero del bambino.
Da questo modo di vedere le cose è nato il nostro modo di lavorare in equipe, con un’attenzione particolare ai bisogni del bambino nel suo insieme e nel tentativo di una presa in carico del nucleo familiare più che del singolo.